Il problema delle liste d’attesa in sanità non è mai stato affrontato con determinazione dalla Regione Lombardia, come invece ha fatto per esempio l’Emilia Romagna, ottenendo risultati notevoli.

Uno dei problemi maggiori in un contesto sanitario in cui c’è una forte presenza del privato, è che la Regione non ha mai voluto creare un’agenda unica di tutte le strutture, per permettere ai centri di prenotazione, e quindi ai pazienti, di prenotare le prestazioni sanitarie sia negli uni che negli altri, ovviamente sempre con il solo pagamento del ticket.

Oggi il cittadino si sente rispondere che deve attendere mesi, mentre magari in una struttura privata accreditata potrebbe avere la stessa prestazione in tempi molto più brevi. Dopo diverse resistenze, l’assessore Gallera ha finalmente deciso, nelle scorse settimane, di prevederlo per legge: è un primo importante passo a cui auspichiamo che seguano presto i fatti. 

Nella normativa attuale c’è, però, una forte incongruenza da sanare. Rivolgersi ad una struttura privata per accorciare i tempi di attesa, di fatto, sarebbe possibile ma la legge lombarda prevede che, il posto vada ricercato entro tutte le strutture dell’intera ATS. Questo significa che i mantovani dovrebbero essere disponibili a fare visite anche a Cremona, perché l’ATS è unica. E’ ovvio, però, che ad esempio un cittadino di Poggio Rusco non possa fare 190 km per fare un esame a Pandino di Cremona.

Esiste, poi, un altro grave problema, che è quello della carenza strutturale di personale medico che, peraltro, non riguarda solo la Lombardia: l’attuale esecutivo è corso recentemente ai ripari con un decreto che permette alle Regioni di sbloccare le risorse per l’assunzione di nuovo personale.

Ci auguriamo, quindi, che la Lombardia inizi ad assumere partendo da dove c’è più bisogno. Queste due novità potranno produrre effetti concreti, ma la riduzione delle liste d’attesa deve essere una priorità e la Regione deve agire su più fronti, ne va della salute dei cittadini, specialmente quelli che non possono rivolgersi al privato, a pagamento.