A quarant’anni dalla sua approvazione la legge 194 non è ancora applicata pienamente in Regione Lombardia, a partire dalla mancanza di consultori pubblici, che sono troppo pochi e poco diffusi.

In merito, la legge 34 del 1996 prevede che il rapporto sia di un consultorio pubblico ogni 20mila abitanti ma nella Lombardia del 2018 ce n’è uno ogni ogni 60 mila. Io credo che il primo obiettivo sia tornare ad investire sui consultori pubblici con risorse economiche e professionali, anche per la loro necessaria azione di prevenzione ed educazione alla sessualità.

Inoltre, l’applicazione della 194 in Lombardia oggi non è garantita anche per la carenza ormai strutturale di medici non obiettori con situazioni gravissime di interi presidi ospedalieri completamente scoperti al punto che l’interruzione volontaria di gravidanza non viene praticata.

Altra nota dolente è il bassissimo utilizzo della RU486, l’alternativa farmacologica all’Ivg chirurgica, metodo molto meno invasivo per la donna. La ragione è contenuta nelle procedure restrittive scelte dalla Regione, che prevedono il ricovero di tre giorni a fronte di un giorno solo per l’IVG chirurgica. Queste regole vanno cambiate.

Abbiamo richiesto, come gruppo PD, a tutti i presidi ospedalieri lombardi i dati di dettaglio sull’attuazione della 194, sulla presenza di personale non obiettore e sull’utilizzo della RU486. Nei prossimi giorni li presenteremo insieme a proposte articolate per incrementare gli investimenti nei consultori pubblici e sostenere la prevenzione e l’educazione alla sessualità, per rendere più accessibile l’utilizzo della RU486 e garantire la presenza di non obiettori in tutti i presidi pubblici della Lombardia.