E’ ufficiale, la Regione non darà un euro per finanziare i centri per l’impiego, una realtà a dir poco fondamentale in una regione come la nostra.

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato, con il voto contrario del PD, la norma finanziaria del progetto di legge che definisce le modifiche alla legge sul mercato del lavoro in Lombardia e, nello specifico, le risorse per il trasferimento del personale dalle province alle regioni.

I 4milioni e 900mila euro previsti dalla norma finanziaria, già pochi, non sono strutturali, ma solo potenziali e questo significa che la regione pensa di cavarsela usando soltanto le risorse statali. Quello “Stato brutto e cattivo” che negli ultimi anni ha visibilmente aumentato le risorse destinate a queste realtà, passando dagli oltre 15 milioni del 2015 ai 18 milioni e mezzo del 2017, fino ai 26 milioni e 400mila euro per il 2018.

Abbiamo apprezzato il fatto che si sia deciso di intervenire in tempo per garantire la continuità ai centri per l’impiego e che le funzioni siano rimaste in capo alle province.

Noi però abbiamo avanzato una proposta concreta in termini di stanziamento, aumentando la quota di Regione Lombardia e portando così a 45 milioni le risorse totali a disposizione annualmente, una somma che, dai dati messi a disposizione dalle province stesse, avrebbe garantito un funzionamento dignitoso ed efficiente dei centri stessi.

La nostra proposta non è stata accolta e per questo abbiamo espresso voto contrario, poteva essere una vera occasione per rivedere e potenziare tutto il sistema del collocamento e invece alla fine si è rivelato solo un modo per tenere in piedi la baracca.

Senza contare le condizioni di grave difficoltà in cui versano moltissimi centri per l’impiego. Non investire sul tema del lavoro in Lombardia, dove sono tantissimi i giovani in cerca di occupazione e sono altrettanti coloro che necessitano di un reinserimento lavorativo, oggi è davvero grave.

Infine, ma non certo secondario, in commissione abbiamo assistito ancora una volta al contrasto tra una Lega che ha approvato entusiasticamente la norma e un M5S che ha dichiarato voto contrario, sventolando una possibile impugnativa da parte del governo e definendo assurda la scelta fatta da Regione Lombardia.