Il centrodestra che governa Regione Lombardia voleva tentare di convincere il governo gialloverde nazionale a rimettere mano alla vicenda delle quote latte, prevedendo ulteriori sospensioni per gli allevatori che devono ancora pagare. Ma, anche grazie al nostro voto contrario, oggi in Commissione Agricoltura, la maggioranza si è spaccata e questa assurda operazione non è riuscita.
All’ordine del giorno c’era una proposta di risoluzione‘in tema di pagamenti Quote latte, presentata da Fratelli d’Italia, per impegnare la Giunta regionale a chiedere al Governo nazionale di prolungare la “sospensione delle procedure di riscossione coattiva mediante cartelle esattoriali già sospese fino al 15 luglio, fino al 31 dicembre 2019, in attesa che si identifichino con la Comunità europea soluzioni definitive sulla vicenda quote latte”, come recitava l’atto.
Ma prima di trattare la risoluzione, abbiamo chiesto alla presidenza della Commissione di inserire la nostra interrogazione a proposito dei controlli di Regione Lombardia sul sistema della quote latte, per capire se sono state rispettate le leggi comunitarie e nazionali. Una richiesta, la nostra, nata dalla sentenza di archiviazione del procedimento penale del Gip di Roma De Nicola su tutta la questione delle quote latte, in quanto in molti passaggi del testo il giudice mette in dubbio l’efficacia delle verifiche.
E il motivo di discutere prima di tutto l’interrogazione dei dem è da leggere alla luce di quanto contenuto nella risoluzione. Non avevamo dubbi che l’assessore regionale all’Agricoltura Rolfi, intervenuto in Commissione, avrebbe potuto rispondere solo che la Regione ha operato nella maniera corretta, mettendo in atto tutti i controlli previsti e necessari dalle norme sulle quote latte. E come avrebbe potuto, dopo queste dichiarazioni, la maggioranza approvare un testo dove si diceva di sospendere ancora il pagamento delle cartelle esattoriali, tra l’altro ormai in capo all’Agenzia delle Entrate, se la Giunta ritiene di aver fatto, negli anni, tutto correttamente?
A quel punto, la maggioranza si è divisa e, grazie al voto contrario del Pd, la risoluzione è stata bocciata. Sarebbe stato assurdo il contrario: non esistevano motivazioni politiche per bloccare la procedura, anche alla luce della sentenza. E non aveva senso riaprire il tema, scaricando su Roma, governata dalla stessa Lega che amministra la Lombardia, una partita già decisa.