Cara, caro,
Salute e istruzione. Dovrebbero essere questi i pilastri della nostra società. Eppure assistiamo a molti passi falsi su questi temi da parte del Governo di Regione Lombardia. Il nostro sistema sanitario si è scoperto estremamente debole alla prova drammatica del Covid-19. Guardiamo, però, avanti e siamo propositivi. Abbiamo l’opportunità di restituire ai lombardi una sanità pubblica all’altezza di questa regione: equa, completa e alla portata di tutti, non solo dei più benestanti.
Questa occasione è rappresentata da due eventi che non dobbiamo lasciarci sfuggire: la riforma della legge sanitaria regionale (Legge 23), dopo la bocciatura delle agenzie governative della Riforma Maroni tuttavia mai realizzata a pieno, e la possibilità di accedere ai fondi del Recovery Fund attraverso il Piano nazionale di resilienza e resistenza.
Sembra, però, che il governo di centrodestra di Regione Lombardia voglia fare di tutto per perdere queste occasioni. Forse per incapacità, forse per orgoglio. Sta di fatto che il percorso che ci ha presentato fin qui l’Assessore al Welfare Letizia Moratti non è altro che il maquillage di una legge zoppa, nulla che si possa chiamare una vera riforma.
Resterebbero tutti quei difetti che caratterizzavano la vecchia legge e che in questi mesi ci hanno messo così in difficoltà di fronte all’emergenza, come la sovrapposizione di ruoli tra Asst e Ats, Ats sovraprovinciali che non corrispondono alle reali esigenze del territorio e un eccessivo sbilanciamento a favore del privato accreditato, che il centrodestra non ha alcuna intenzione di riequilibrare. |