Un’altra persona che è uscita di casa per andare al lavoro e non è più tornata. Il caso dell’operaio quarantenne morto a Castelbelforte è l’ultimo di un elenco doloroso, che solo questa settimana, in Italia, ha contato ben cinque nomi. Prima di Mantova, altri quattro lavoratori sono morti sul luogo di lavoro a Piacenza, Caserta, Torino e Ortona.

Non possiamo accettarlo e non dobbiamo pensare che si tratti di drammatiche fatalità. Ci sono responsabilità. A partire dal fatto che il nostro paese non sta facendo abbastanza per prevenire gli infortuni sul lavoro e che non c’è abbastanza personale per eseguire i controlli nelle aziende, come sarebbe necessario.

Il paradosso è che avremmo già persone formate e pronte ad entrare in servizio: si tratta degli addetti che hanno vinto il concorso come ispettori per la sicurezza sui luoghi di lavoro, ma che non sono ancora stati assunti e hanno presentato ricorso.

C’è poi tanto da investire in termini di formazione e cultura della sicurezza per lavoratori e datori di lavoro. Il primo passo è rendere i lavoratori più consapevoli dei loro diritti e meno ricattabili da situazioni di precariato.