“Fare chiarezza sui contributi che le aziende agricole sono costrette a versare all’ente di ricerca per l’industria conserviera: un balzello non dovuto che pesa su un’attività di valore, quella dei prodotti di fattoria, che va sostenuta e non penalizzata”. Lo chiede al Ministro delle Imprese e del Made in Italy la deputata del Pd e componente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati Antonella Forattini.
“Dal 1922 – spiega Forattini – con la costituzione della Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari (SSICA) con sede a Parma e inglobata successivamente nella Camera di Commercio della città emiliana, le aziende industriali che fabbricano conserve alimentari sono obbligate a versare un contributo annuale all’ente di ricerca che, come da statuto, ha <<il compito di promuovere il progresso scientifico e tecnico dell’industria conserviera italiana per i settori frutta, ortaggi, carni e pesce, attraverso attività di ricerca applicata, consulenza, formazione e divulgazione>>. Un balzello che, tuttavia, da alcuni anni e in misura crescente la SSICA chiede anche alle aziende agricole che si occupano di trasformazione e vendita diretta dei loro prodotti di fattoria. Questo nonostante, dal punto di vista fiscale, questi prodotti (spesso tutelati come prodotti tradizionali ai sensi del DM 350/99) siano riconosciuti come prodotto agricolo derivante da attività connessa, ai sensi del decreto ministeriale 19 marzo 2004 del Ministero dell’Economia e delle Finanze”.
“Chiedo, quindi, al Ministro di attivarsi affinché l’attività di confezionamento di prodotti di fattoria venga esclusa dai contributi alla SSICA di Parma, poiché non può essere considerata impresa industriale conserviera. Non va dimenticato – conclude Forattini – che i prodotti di fattoria rappresentano cultura, storia, tradizione e territorio, nonché un importante volano per il turismo. Vanno, quindi, tutelati e non gravati di balzelli inutili”.
L’iniziativa della deputata mantovana prende il via dalla segnalazione del Consorzio Agrituristico Mantovano, che ha già quantificato in più di cinquanta le piccole aziende agricole famigliari costrette a pagare la quota SSICA. Gli importi vanno da un minimo di 219 euro all’anno e crescono in base al numero dei dipendenti. La maggior parte delle aziende agricole che confezionano prodotti di fattoria presentano uno o due dipendenti e sono chiamate, quindi, a pagare intorno ai cinquecento euro. Una cifra obbligata anche se si confeziona soltanto un centinaio di vasetti di marmellata all’anno, come è capitato a diverse aziende agricole mantovane.
“Siamo felici che venga presentata questa interrogazione – afferma il direttore del Consorzio Agrituristico Mantovano Marco Boschetti – E’ una gabella del tutto anacronistica e ingiusta che rischia di inibire lo sviluppo della multifunzionalità in agricoltura”.