“Una manovra iniqua, che compra il consenso dei grandi soggetti economici e delle corporazioni, che tutela alcune rendite e vende asset strategici. L’Italia viene trasformata in un discount”. Intervenuto al convegno “Manovra di bilancio: le conseguenze dei tagli” promosso dal PD provinciale, Andrea Orlando, parlamentare dem ed ex Ministro del Lavoro e della Giustizia, ha tracciato un’analisi lucida e impietosa della legge finanziaria che il Governo Meloni si appresta a varare.

“In una fase di deglobalizzazione, la manovra non prevede significativi interventi di politica industriale, allo scopo di non disturbare i manovratori” ha evidenziato Orlando. In primo luogo, non assume iniziative per contrastare l’inverno demografico, con otto persone che entrano nel mondo del lavoro ogni dieci che vanno in pensione. “Si continua con le marchette degli sgravi sulle assunzioni quando il problema è che non si trovano i lavoratori. Non si affronta il problema del costo del lavoro, della formazione, delle politiche attive e della ripresa dell’emigrazione di massa verso altri paesi, a causa del gap salariale. Esportiamo lavoratori formati e importiamo forza lavoro che deve essere formato: la sostituzione etnica, per citare il linguaggio della maggioranza, la sta provocando il governo” ha spiegato Orlando.

Sullo sfondo ci sono anche i timori per le perdite di posti di lavoro a causa dell’avanzata dell’intelligenza artificiale, dello “sboom” edilizio collegato al taglio del bonus 110, dell’aumento dei tassi sui mutui e dei ritardi del Pnrr che sterilizzano la capacità operativa delle Pubbliche Amministrazioni. Il taglio delle rendite pensionistiche ad alcune categorie di lavoratori della pubblica amministrazione è un pericoloso precedente, utilizzato per fare cassa con iniziative di appiattimento dell’Irpef che produrranno benefici irrisori. “Assistiamo a uno ‘sgoverno’ della gestione dei processi di trasformazione e della finanza pubblica, con effetti sulla struttura industriale del Paese, che rischia di diventare il paese del turismo e terzismo” ha commentato Orlando.

Per l’ex Ministro ci sono sufficienti ragioni per avviare una mobilitazione larga, in cui coinvolgere tutti i soggetti penalizzati dalla manovra, in primo luogo lavoratori, pensionati, giovani e piccole imprese, che rischiano di essere schiacciate dai grandi monopoli e dalle posizioni dominanti.

Elena Giusti, segretaria provinciale Funzione Pubblica Cgil, ha messo in guardia dai rischi di una bomba sociale pronta a esplodere. “Nella manovra non ci sono fondi per il rinnovo dei contratti pubblici, per la sostenibilità dei salari e per le assunzioni necessarie a sostenere l’ossatura della pubblica amministrazione, che garantisce i diritti di cittadinanza. C’è invece una volontà di depotenziamento della pubblica amministrazione per renderla marginale e aprire spazi di privatizzazione nella sanità, nella giustizia, scuola e negli enti pubblici territoriale” ha spiegato.

“Si va verso una generalizzazione delle condizioni di privatizzazione che vediamo in sanità. E in questo, Regione Lombardia diventa un’eccellenza nel modello di riferimento: l’ultima legge regionale sulla sanità ha messo nero su bianco che la sanità privata sta sullo stesso piano di quella pubblica, compromettendo l’accesso al diritto universale alla salute”. E ancora: “a causa delle stime sul ricalcolo della pensione, annunciato dal Governo, 2500 medici entro l’anno chiederanno di andare in pensione e questo significa il blocco di alcuni reparti ospedalieri. La situazione che si prospetta è pericolosa. Nell’Ufficio del Giudice di Pace di Mantova la mancanza di personale rasenta la paralisi degli uffici: possiamo aspettarci la rivolta dei cittadini che esigono i servizi”.

Forte preoccupazione è stata espressa anche dalla parlamentare Antonella Forattini, promotrice del convegno, rispetto a una manovra che “non mette in campo risorse strutturali e che, in sanità, investe 600 milioni di euro destinandoli alle strutture private per abbattere le liste d’attesa”. Il rischio della fuga del personale sanitario è quanto mai reale, anche a Mantova. “Molti medici stanno prendendo in considerazione di anticipare la pensione, altri lasciano la professione per passare nelle cooperative, dove i medici gettonisti vengono pagati il doppio dei medici assunti”. Anche gli enti pubblici perdono risorse. “La manovra taglia 200 milioni ai comune, 50 milioni alle province, 350 alle regioni” spiega Forattini “ci sono progetti Pnrr fermi anche in provincia di Mantova, con finanziamento stanziati ma che non sappiamo se saranno erogati: i sindaci non ottengono risposte, certiamo di aiutarli con la nostra attività parlamentare, ma non sappiamo da dove arriveranno le risorse”.

Per il segretario provinciale PD Adriano Stabile la stagione che il Paese sta attraversando è caratterizzata da una politica identitaria e ideologica che evita di affrontare i problemi economici. “La fine del mercato tutelato di luce e gas” ha evidenziato Stabile “tocca la carne viva di 5 milioni di famiglie: per il Governo è più facile prendere risorse dai cittadini che operare sugli extra profitti delle grandi società energetiche”.

Matteo Campisi, segretario PD Mantova, ha rimarcato come “la manovra del Governo Meloni sia senza visione e senza coraggio, fatta per oltre il 60% a debito“.