In questo anno trascorso in Parlamento, ho toccato con mano, con grande amarezza e senso di impotenza, cosa significhi essere governati da forze prive di cultura democratica e solidaristica.

Gli argini della Costituzione consentono a questo Paese di funzionare ancora secondo i principi fondamentali della Carta, ma i tentativi di forzatura sono numerosi: dal ricorso indiscriminato ai decreti legge alle questioni di fiducia da parte del Governo, all’umiliazione del dibattito parlamentare anche tra le fila della maggioranza, private esse stesse del diritto di proporre emendamenti.

Il Parlamento è derubricato a un votificio agli ordini di un esecutivo populista e sovranista, che fa il gioco di grandi soggetti economici e corporazioni, indebolisce i diritti di cittadinanza e i servizi essenziali a beneficio di interessi privati, spinge l’Italia ai margini dello scacchiere internazionale.

L’ultima sceneggiata sul MES ne è stata una tragicomica riprova, che costerà cara all’Italia nelle sue relazioni con l’Europa, nella sua credibilità con il resto del mondo, nella sua rilevanza sui mercati. Ma per Meloni e i suoi ministri conta di più la vuota propaganda che i risultati concreti, che in effetti non ci sono.

La manovra non prevede significativi interventi di politica industriale, non assume iniziative per contrastare l’inverno demografico, non affronta il problema del costo del lavoro, della formazione, delle politiche attive e della fuga dei giovani verso altri paesi, non investe in sanità pubblica, istruzione e transizione ecologica. I ricchi saranno sempre più ricchi e si allargherà la fetta di popolazione con salari poveri.

In questo difficile contesto, il lavoro del Partito Democratico è stato e continua a essere orientato verso la difesa dei diritti costituzionali, dei servizi pubblici e dello sviluppo equo e sostenibile. Agire concretamente in un clima di affossamento dell’azione democratica è difficile, ma ci proviamo con tutte le nostre forze.

Tutte le opposizioni, unite, hanno deciso di destinare le risorse del proprio fondo parlamentare, pari a 40 milioni di euro, al finanziamento delle misure di contrasto alla violenza di genere, a partire dalla formazione, dalle iniziative di aiuto alle donne per uscire dalla violenza e dal potenziamento dei centri antiviolenza. Si dà così attuazione a uno strumento di prevenzione fondamentale, come stabilito anche dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio di cui faccio parte, che tuttavia il Governo non ha finanziato nella legge di bilancio.

In tema di salute, ho depositato una proposta di legge, scritta a sei mani con le dottoresse Gisella Lonati, medico anestesista, ed Elena Guidotti, farmacista, per estendere il diritto di accesso alla cannabis terapeutica per il trattamento del dolore, superando ostacoli burocratici, peculiarità regionali e difficoltà di approvvigionamento che molti pazienti, affetti da malattie croniche, oncologiche o invalidanti, oggi incontrano: qui tutti i dettagli della proposta di legge.

Riguardano la salute delle donne altre due proposte di legge che ho firmato insieme alla collega Ilenia Malavasi per il riconoscimento dell’endometriosi, vulvodinia e neuropatia come malattie invalidanti.

Molto lavoro è stato fatto dal Partito Democratico in Commissione Agricoltura per la difesa delle produzioni italiane, per l’affermazione di regole di mercato eque, per il superamento di temi propagandistici che, fingendo di tutelare la “Sovranità alimentare”, ignorano il progresso scientifico favorendo la concorrenza dei paesi UE a discapito dell’Italia: la legge contro la carne coltivata è un bluff che non impedirà ai paesi europei di commerciare i loro prodotti in Italia.

In un quadro in un cui la maggioranza è più preoccupata a piantare bandiere ideologiche che a tutelare il settore primario di fronte all’innovazione che inevitabilmente avanza, ho firmato un progetto di legge per la valorizzazione dell’agricoltura sociale e, di recente, ho depositato un nuovo progetto di legge in materia di ricerca, raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi destinati al consumo, che aggiorna la normativa e mette a sistema in maniera organica i criteri di raccolta: è una proposta di legge scritta accogliendo le indicazioni dell’associazione nazionale Città del Tartufo, che intende tutelare anche i territori tartufigeni del Destra Secchia rispetto all’esigenza di conservare l’ambiente e di evitare le importazioni irregolari da paesi extra europei.

Si tratta di iniziative legislative che vogliono dare risposte concrete anche alle esigenze peculiari dei territori, in un’ottica di crescita e di sostenibilità.

Intanto prosegue la difficile azione parlamentare. Proprio in questi giorni il Parlamento è chiamato ad approvare una manovra di bilancio che, nonostante i proclami del Governo e della maggioranza, non mette un euro in più nelle tasche degli italiani, non poggia su una vera strategia di rilancio del paese e punta solamente a ottenere risultati di breve termine, più di facciata che di sostanza.

Le conseguenze saranno pesanti, per gran parte della popolazione.