La peste suina si sta diffondendo velocemente e minaccia territori particolarmente vocati alla trasformazione e all’allevamento.
Ma le risposte del Governo al Question Time sulle misure di contrasto all’epidemia sono state vaghe e insoddisfacenti, mentre occorre subito un deciso cambio di passo.
Oltre a essere insufficienti, le recinzioni di contenimento sono state installate in ritardo mentre sul contenimento dei cinghiali si è praticamente all’anno zero, nonostante la disponibilità manifestata dalle Regioni e dal mondo venatorio.
Per l’impiego dell’esercito siamo ancora agli annunci.
Serve un piano strategico più puntuale e concreto che deve scaturire dal pieno coinvolgimento di regioni, operatori, imprese, unità sanitarie, mondo venatorio ed esercito.
Il rischio che si profila è quello del blocco totale di un comparto primario, che fattura 20 miliardi di euro e occupa 40mila addetti, considerando la produzione primaria e la trasformazione, con un patrimonio di 43 eccellenze Dop e IGP riconosciute a livello internazionale.
Ora che ha allargato il suo staff, già faraonico, il ministro Lollobrigida dovrebbe attivare tutte le procedure di urgenza di contrasto ed eradicazione: fino ad ora, purtroppo, le risposte che ci sono arrivate nelle interrogazioni parlamentari e nelle richieste in Commissione sono state evasive e notarili.